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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/195

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per la elezione del tema, e si pel modo di trattarlo si potrebbero suggerire alcune regole tutte desunte da quest’obbligo che ci corre di parlare possibilmente ai contemporanei ed ai posteri tutto ad un tempo. Non sa piacermi chi dice: quanto a me giudichino di me che si vogliono da che sarò morto, mi basta che mi sia fatto buon viso durante la vita. Costui potrà ottenere degli effimeri battimani, ma godrà egli mai di quell’interna approvazione che si fa udire indomabile anche in mezzo al rimbombo di quei battimani, e le cui rampogne sono spesse volte cagione a quel certo indicifrabil pallore che vediamo sul volto di molti favoriti dalla fortuna? Nè manco sa piacermi chi dice: poco mi curo del giudizio degli uomini del mio tempo, il mio discorso è diretto alla posterità, è da essa ch’io mi attendo di essere giudicato. Questo discorso si fa per lo più da coloro che, ben sapendo di non poter ottenere l’approvazione di nessun tribunale, volentieri deferiscono la causa a quello che non è ancora in piedi. Non è da confondere questo petulante coraggio, che bene considerato non è alla fine che sentimento della propria viltà, colla magnanima sicurezza con cui s’usa dai sommi di pensare e di scrivere ciò che vantaggioso potrebbe tornar ai contemporanei, ma che da questi si contraddice, sperando che se non altro il vantaggio abbia ad essere della futura età se non fu possibile alla presente. Ciò