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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/196

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è appunto adempiere l’onorata missione dello scrittore, e, come abbiamo avvertito, rivolgere il profitto delle proprie meditazioni ai contemnporanei ed ai posteri ad un tempo.

Anche riguardo alle conversazioni si potrebbero presso a poco stabilire i medesimi principii. Molti sonovi, che conversando mirano alla generalità degli uomini, anzichè a quelli propriamente con cui favellano; molti altri che curandosi solamente di quelli che stanno loro davanti, sacrificano a particolari vedute di timidità o d’interesse i sacri diritti della verità e della giustizia. Io non guardo in faccia a chicchessia, dice Alfredo; paleso il mio parere netto e tondo. La massima sarebbe lodevole quando fesse ingenuamente professata e non si adoperasse a celare sotto generose parole una libertà impertinente. Terenzio invece io porte rispetto alle persone con cui parlo, non voglio farmi il maestro di chicchessia. Anche questo sarebbe un lodevole detto, quando non ascondesse una inclinazione a quella pecorina condiscendenza, ch’è il primo ingrediente dei discorsi dell’uomo bilingue. Parlisi a chi ne sta davanti secondo ne comanda la cortesia, ma facciamo conto anche di chi non ci ascolta. Per verità ciò taglierebbe un’infinità di discorsi, ma non certo quelli che sono i più nobili e cari. Discorrere coi presenti avendo la mente anche ai lontani mette nell’animo un dolce riposo. Allarga la sfera