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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/199

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mai ci pensasse. Io allora, tuttochè rimorso nella coscienza, fo il risolino di chi dissente per approvare, e mi condolgo con una squassalina di capo, sebbene senza parole, della povera condizione de’ tempi, e di quella degli scrittori in particolare.

Non sta qui tutto, continuava l’amico col solito tenore di sincera affabilità: non sta qui tutto. In qualsivoglia opericciuola che mi avvenga di mettere in luce io conduco maliziosamente il discorso a certi termini, oltre a’ quali è ragionevole il pensare che non potrebbe trascorrere senza la inibizione della censura. Ora tutti quelli che leggono, come sono giunti a que’ passi, immaginano che abbia ad essere interrotto il senso a cagione della censura, non sapendo immaginare che possa essere questo un sottile artifizio dello scrittore. E siccome la cupidità nostra ivi maggiormente s’irrita ove s’affronta nel divieto, non c’è chi non pensi che la parte che supponesi essere stata recisa vincesse di bellezza le parti che rimasero intatte. Oh se quel capitolo avesse potuto leggersi intero! Da quel discorso è stato tolto via il meglio! Queste e altre tali sono le esclamazioni dei lettori, ed io confesso di non conoscere nessuna guisa di gloria guadagnata a miglior mercato di quella, che mi è accordata a cagione delle supposte recisioni della censura.

Il discorso dell’amico non potè a meno di ca-