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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/201

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censura, sarebbe lo stesso de’ fatti miei quanto al comporre; e non cesserei nemmeno allora di essere quel mediocre autore che sono? I passi che la censura ha tolti via dal mio libro nou privilegiavano punto sul resto per altezza di pensamenti o per isquisitezza di stile; solo ch’erano sparsi d’idec poco rispondenti alle intenzioni del monarca. Mio caro, rispose l’amico, altro è vedere il male, altro il guardarsene; m’accorgo anch’io che qui c’è un po’ d’inganno fatto al suo prossimo, ma non trovo in me coraggio bastante ad astenermene. Sarebbe una vera disperazione per me, e per gli scrittori della mia tempera, se la censura avesse a mancare; io ed essi saremmo subito rispinti a languire fra la mediocrità: egli è questo poco di vento di contraddizione che ci leva alquanto alti, questo po’ di misterioso vapore che ingrandisce le nostre forme pigmee. A che dunque gioverà, caro amico, la confessione che fatta mi avete, dacchè non volete trarre verun profitto da’ miei consigli? Vi gioverà, se non altro, fornendovi l’argomento ad uno de’ futuri articoli del vostro giornale.