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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/207

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buon gusto facesse troppi avanzi a questi anni? Conosco alcuni pochi scrittori che professando nuove dottrine si studiarono attuarle nell’opere loro, più o meno felicemente secondo la dose maggiore o minore d’ingegno che ottennero da natura; ma in generale il gusto parmi sviato anzichè ravviato, e cresciute a dismisura la fatuità e l’arroganza del giudicare. Si cerca nelle opere di letteratura l’intrinseco, il si divide da quella che chiamasi veste esteriore; ottima divisione. Ma senza il concorso di ambedue queste parti, può darsi perfezione? Dirò di più coll’insistere soverchio in quella che si dice sostanza, si trascurarono più che non è giusto le forme; quasi non siano le forme, alla fine, per mezzo delle quali il concetto intellettuale si fa manifesto dall’abile artista. Sicchè non sarebbe assai stravagante il rassomigliare questo bello intrinseco de’ moderni al verme, che sta nel mezzo si della rosa, ma per farne cadere le foglie.

Veniamo al particolare del Monti. Nessuno vorrà lodare la mutabilità del suo animo, la tinta cangiante de’ suoi pensieri; potrà da molti desiderarsi che quella viva immaginazione e quello splendido stile avessero dato consistenza e rilievo a soggetti più importanti; che dal predominio dell’ira non fosse condotto a dimenticare alcuna volta il decoro, e alcun’altra la carità; che in somma quanto grande e ammira-