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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/29

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Parodia è lo strafare imitando. L’imitazione è naturalissima all’uomo; è per essa ch’egli comincia ad acquistare, e in seguito rende d’ora in ora più sempre perfetto, l’uso delle sue facoltà più nobili e necessarie. A voler considerare attentamente il modo onde progrediscono i ragazzi nell’arricchire la propria mente delle cognizioni elementari, e nell’esercitare l’attitudine del proprio corpo, si troverà avervi quasi sempre una specie di parodia. Questa guisa di scherzo, mentre da un lato contenta il bisogno d’imitare insito nella nostra natura, lusinga l’amor proprio dell’uomo, che rifugge dal confessare espressamente la propria debolezza e le proprie necessità, alle quali non saprebbe provvedere di per sè stesso. Queste inclinazioni medesime, amplificandosi cogli anni, e prendendo una direzione più regolare, e tendente ad un’ utile meta, non cangiano natura, rimangono pur sempre, quali furono a principio, fondamentate nell’imitazione e nella parodia. Le sceniche rappresentazioni, chi voglia risalire al carro di Tespi vagante per le borgate dell’Attica, furono dapprima una specie di parodia.

Potevansi chiamare con altro nome i sa!ti e i gesti incomposti di quegli antichi istrioni lordi il muso di mosto e di faugo? E forse che un poco di parodia ci si vegga in tutti gli esordii dell’arte. Non vi è mai accaduto di considerare certe mostruose figure de’ primi secoli, o