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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/36

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bisogno di conoscere il vero è congenito agli uomini, e per molto tempo credono pure di poterlo soddisfare; sentonsi di poi quasi involontariamente piegare all’amore di un vero fittizio, o apparente, che assopisce quel desiderio in luogo di contentarlo, e siccome a ciò si doamanda di credere anzichè di ragionare, si fanno creduli stimandosi pure ragionatori, e qui ancora l’orgoglio è radice d’ogni male. Adorano ombra in quanto pensano ch’essa non potrebbe avervi ove non fosse il corpo che la cagiona, e appoco appoco del corpo e dell’ombra non fanno che una cosa. Ne già s’ingannerebbero quando avessero un’esatta cognizione della corrispondenza che passa tra il corpo che non veggono e l’ombra che lore è conceduta a vedere; ma come possono venire in tale cognizione essi che non hanno veduto mai altro che l’ombra? Quindi l’inesattezza e l’arroganza de’ loro giudizii: dacche essi vogliono pur giudicare. Hanno trovato la verità velata ogni volta che le si accostarono; come veggono alcun che di velato: ecco, dicono, la verità!

Le allegorie contentano adunque in qualche maniera questo misero bisogno d’illudersi tanto proprio della nostra viziata natura; la lingua dei geroglifici ne sia un esempio molto solenne. Assai spesso il segno rappresentante il pensiero fu creduto essere il pensiero stesso; il cadavere c’era, ma lo spirito ci mancava. Molta parte