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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/53

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tano all’occhio più volentieri, e da cui rimangano commosse le fibre più fortemente! Misero quegli a cui tutte l’ore non danno che un suono, a cui tutti i nomi rendono la stessa immagine, e il cui presente nulla sa imbevere del passato, nulla trasfondere nell’avvenire! Nulla sono di per loro le muraglie uniformi di un edifizio, la striscia azzurra dell’acque che scappa agli occhi interrottamente frammezzo gli alberi, il cielo colle sue nubi, colle sue stelle, colle sue tinte cangianti sul tramonto e sull’alba, nulla gli uomini stessi, e la loro voce, e la loro fisonomia a chi non sappia altro leggere fuor quello che cogliesi di presente; ma inesprimibile è la eloquenza, non solo della voce, del gesto, e della fisonomia, ma di tutti ancora gli oggetti inanimati che ho fin qui ricordato e di que’ tutti che ognuno saprà ricordare di per sè stesso, per chi ha l’anima feconda di rimembranze, e rende atto a suscitargli desiderii e speranze ciò tutto che vede, e tra cui vive e si aggira. La formazione di un tal Album libererà dalla noia, capitale nemico e terribile sovra tutti, la nostra vita. E questo Album sarà ben altro che una sterile collezione di nomi e di lavori, o mediocri o stranieri alla nostra felicità, ma un repertorio prezioso di cari conforti e di onorati eccitamenti al ben fare. Potendo aprire un tal libro a nostro diletto, nella parte che meglio ne giova, sarà di molto scemato quel peso di tribolazione, che, qual più