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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/6

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verbio, un gesto non più che semplice congiunzione; e quel gesto nome, e quel gesto verbo sono modificati per casi, e per tempi in molto differenti maniere. Questa sarebbe la lingua universale che ha dato luogo a tante inutili discussioni, senza che mai fosse possibile a chicchessia di trovarla e di stabilirne le vere basi. E, per dirla così alla sfuggita, quanto malagevole, o meglio disperata, è l’impresa di una lingua universale, fondata sopra suoni articolati cui si dà una significazione arbitraria e convenzionale, tanto agevole, o, se non agevole, per lo meno possibile, sarebbe la formazione di un linguaggio derivato da movimenti corporali, che hanno una relazione molto stretta cogli affetti dell’animo nostro, e ai quali fino a questo punto non venne attribuito verun certo e particolare significato.

Ma quando pur fosse possibile, come s’è detto, questa utopia della lingua universale, per mezzo del gesto, sarebbe dessa da porre in opera, mirando al vantaggio che ne può derivare alla nostra specie? A chi mi facesse questa interrogazione risponderei francamente che no, e le ragioni che mi consigliano ad una tale risposta daranno materia al presente articolo, che bramo non vi faccia desiderare la lingua dei gesti in cambio di quella delle parole.

Pur troppo tra le mani dell’uomo le cose più utili e care si convertono in dannose e detestabili Con quella smania di tutto perfezionare che