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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/90

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e nell’immaginario? O che l’influenza del vapore, che tutto agita e spigne, siasi diffusa anche per questa dominazione de’ ritratti? Non abbiamo più, veramente, da qualche anno quel vestire scollacciato, e quelle stralunate fisonomie alla Iacopo Ortis: possiamo dire per questo che ei sia vera calma in quegli aspetti di persone che se ne stanno sedute, con le braccia conserte al seno! Oh la fastidiosa ipocondria che le invade! Che desiderano? Che aspettano essi? Li diresti uomini stanchi prima di aver nulla fatto. Fu osservato da un acuto scrittore che l’uomo il più operoso de’ nostri tempi, per una singolare contraddizione di attitudine, teneva le braccia avvicendate, come sogliono gli oziosi: ma sarebbe da domandare a quell’acuto scrittore: che razza di operare fu quello? Non viene egli a memoria, sempre che si leggano le strepitose avventure dell’uomo stranamente operoso, il Monarca assiro delle scritture, che crebbe subitamente come il cedro del Libano, e a un girar di occhio era nulla della sterminata sua altezza? Cercate adesso la traccia di tante rote da guerra, e l’orma di tanti uomini condotti al macello! E però gl’ipocondriaci del nostro tempo se ne stanno sulla seggiola nicchiando, finchè abbiano messo in luce con lungo spasimo dell’intelletto la novelletta, il proverbio, la rivista teatrale. Si addormentarono al suono di una musica militare, e sognano Termopili e Maratona.