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Pagina:Prose e poesie (Carrer) IV.djvu/96

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cui vuolsi mandare il proprio libro, per via di lettera, come costumavasi ad altra stagione; no signori, alquante righe, più e meno lunghe e spropositate, secondo i casi, e disposte a foggia di epigrafe. Tutto vuol essere marmorco, e monumentale.

Torno a ripetere, non la finirei così tosto se volessi toccare il fondo dell’argomento; ma basti per ora, che non voglio anch’io parere vecchio prima del tempo colla mia soverchia loquacità. E parliamo un poco d’altro. Fu questo, presso a poco, il discorso di Polidoro, al quale, in luogo di parlar d’altro, il giovanetto ascoltatore fece ingenuamente risposta, prendendolo per lungo e per largo, e notandone tutte le stravaganze e le assurdità, come può fare assai agevolmente la più parte de’ nostri lettori. Quanto a me, in onta alle stravaganze e alle assurdità sopraddette, credo che il discorso di Polidoro possa aprir gli occhi sopra alcuni difetti del poetare moderno, a tutti coloro che credono dormire sopra l’origliere della fama perchè sono cullati dall’adulazione.

XIV.

L’ETA’ DELLE TRADUZIONI.

Due sono l’età convenienti al tradurre, le due più opposte, la prima gioventù e la vec-