69 Quel ch’io promisi, baron, vo’ servarti,
Come pur giusto re ch’io sono ancora,
E tutti i tuo’ prigion vo’ consegnarti;
Andianne al padiglion sanza dimora,
E la promessa tua vo’ ricordarti.
Disse Rinaldo: Per lo Iddio ch’adora
Re Carlo Magno e tutto il Cristianesimo,
Ciò che tu vuoi chiederai tu medesimo.
70 Inverso il padiglion preson la volta:
Erminion, ch’era uom molto da bene,
Fece pel campo sonare a raccolta,
Poi che fortuna nel fondo lo tiene:
La gente sua parea smarrita e stolta,
Come ne’ casi subito interviene;
Rende i prigion ch’avea legati e presi,
Co’ lor cavalli e tutti i loro arnesi.
71 Chi vedessi la festa e l’allegrezza
Che fanno i nostri possenti baroni,
Sare’ costretto per sua gentilezza
Di lagrimar con pietosi sermoni:
Diceva Uggier: Rinaldo, tua prodezza
Ci ha tratto fuor di molti strani unghioni;
A questa volta aremmo tutti quanti
La vita data per quattro bisanti.
72 Noi abbiam sentito sì fatto romore
Oggi pel campo, ch’io pensai che ’l mondo
Fussi caduto, e giunto all’ultim’ ore,
E lo stato di Carlo fussi al fondo;
Ognuno avea della morte timore,
Chè ’l Saracin crudele e rubicondo29
D’impiccar tutti ci avea minacciati,
E della vita stavam disperati.
73 Namo diceva: Il nostro buon Gesue
Vi mandò qua per nostro aiuto solo,
E siam salvati per la tua virtue,
E liberati da gran pena e duolo.
Diceva Orlando: Non ne parliam piue,
Lasciam pur tosto de’ Pagan lo stuolo;
Carlo non sa quel che seguíto abbiamo,
Però verso Parigi ce n’andiamo.