Pagina:Pulci - Morgante maggiore I.pdf/248

Da Wikisource.

canto decimoprimo. 229

54 E stanno alla veletta,9 per vedere
     Qualunque uscissi fuor della cittade;
     Così Terigi, ch’era lo scudiere,
     Aveva gli occhi per tutte le strade:
     Ognuno in punto teneva il destriere,
     Ognun guardava come il brando rade.
     Diceva Orlando a Terigi: Sarai
     Sul campanile, e cenno ci farai.

55 Ma fa che bene in ogni parte guardi,
     Acciò che error per nulla non pigliassi:
     Se tu vedessi apparire stendardi,
     O che alle forche nessun s’accostassi,
     Subito il dì: chè noi non fussin tardi,
     Che ’l manigoldo intanto lo ’mpiccassi:
     Ma, a mio parer, sanza dimostrazione
     S’ingegnerà mandarlo Ganellone.

56 Gan la mattina per tempo è levato,
     E ciò che fa di bisogno ordinava;
     Insino al manigoldo ha ritrovato:
     Non domandar com’e’ sollecitava.
     I paladini, ognun molto ha pregato,
     Ma Carlo chi lo priega minacciava,
     Perch’ostinato era farlo morire,
     Tanto che pochi volean contraddire.

57 Avea molto pregato l’Ammirante,
     Che con Erminion si fe cristiano:
     Questo era quel famoso Lionfante,
     Che prese Astolfo presso a Montalbano:
     Meridiana pregava e Morgante,
     Ma tutto il lor pregare era al fin vano.
     Gan da Pontieri in su la sala è giunto,
     Dicendo a Carlo: Ogni cosa è già in punto.

58 E taglia a chi pregava le parole,
     Dicendo: O imperador, sanza giustizia
     Ogni città le barbe scuopre al sole;10
     Per non punire i tristi e lor malizia,
     Vedi che Troia e Roma se ne duole,
     E sanz’essa ogni regno precipizia;
     La tua sentenzia debbe avere effetto,
     E non mutar quel ch’una volta hai detto.

i. 20