79 E non sai ben che se quel guida a morte
Astolfo, così guida te, Carlone,
E’ tuoi baroni, e tutta la tua corte.
Fa che tu creda sempre a Ganellone;
Ben ti conducerà fuor delle porte,
Quando fia tempo, ancor questo fellone:
E pel consiglio suo ti fai crudele
E ’ngrato contro al servo tuo fedele.
80 Astolfo, poi che si vide condotto
Presso alle forche, e gnun per sè non vede;
Un pianto cominciò molto dirotto,
Quando in sul primo scaglion pose il piede,
E’ Maganzesi il sospingean di sotto;
E disse: O Dio, è spenta ogni merzede,
Non è pietà nel mondo più nè in cielo,
Pe’ tuoi fedel che credon nel Vangelo.
81 S’io ho tre mesi assaltato alla strada
Per disperato, e pien di giusto sdegno,
Consenti tu ch’alle forche ne vada?
Io ho tanto assaltato il Pagan regno,
E tanti per te morti colla spada,
Che di misericordia ero pur degno:
Com’un ladron m’impicca Carlo Mano,
E per più ingiuria il manigoldo è Gano;
82 Quel che t’ha fatti mille tradimenti,
E mille e mille e mille alla sua vita,
E tanti ha già de’ tuoi Cristiani spenti!
Ov’è la tua pietà, s’ella è infinita?
A questo modo ch’io muoia or consenti?
Per la tua deità, ch’è in ciel gradita,
Per la tua santa e gloriosa Madre,
Abbi pietà del mio misero padre;
83 Se per me stesso non l’ho meritato,
Per le sue opre degne e giuste e sante:
Ma tu sai pur, se pel tempo passato
Combattuto ho nel Ponente e Levante,
Tal ch’i’ pensavo d’avere acquistato
Altra corona o carro trionfante,
Altri stendardi di più gloria e fama:
Or col capresto Gan ladron mi chiama.