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234 il morgante maggiore.

79 E non sai ben che se quel guida a morte
     Astolfo, così guida te, Carlone,
     E’ tuoi baroni, e tutta la tua corte.
     Fa che tu creda sempre a Ganellone;
     Ben ti conducerà fuor delle porte,
     Quando fia tempo, ancor questo fellone:
     E pel consiglio suo ti fai crudele
     E ’ngrato contro al servo tuo fedele.

80 Astolfo, poi che si vide condotto
     Presso alle forche, e gnun per sè non vede;
     Un pianto cominciò molto dirotto,
     Quando in sul primo scaglion pose il piede,
     E’ Maganzesi il sospingean di sotto;
     E disse: O Dio, è spenta ogni merzede,
     Non è pietà nel mondo più nè in cielo,
     Pe’ tuoi fedel che credon nel Vangelo.

81 S’io ho tre mesi assaltato alla strada
     Per disperato, e pien di giusto sdegno,
     Consenti tu ch’alle forche ne vada?
     Io ho tanto assaltato il Pagan regno,
     E tanti per te morti colla spada,
     Che di misericordia ero pur degno:
     Com’un ladron m’impicca Carlo Mano,
     E per più ingiuria il manigoldo è Gano;

82 Quel che t’ha fatti mille tradimenti,
     E mille e mille e mille alla sua vita,
     E tanti ha già de’ tuoi Cristiani spenti!
     Ov’è la tua pietà, s’ella è infinita?
     A questo modo ch’io muoia or consenti?
     Per la tua deità, ch’è in ciel gradita,
     Per la tua santa e gloriosa Madre,
     Abbi pietà del mio misero padre;

83 Se per me stesso non l’ho meritato,
     Per le sue opre degne e giuste e sante:
     Ma tu sai pur, se pel tempo passato
     Combattuto ho nel Ponente e Levante,
     Tal ch’i’ pensavo d’avere acquistato
     Altra corona o carro trionfante,
     Altri stendardi di più gloria e fama:
     Or col capresto Gan ladron mi chiama.