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CANTO DECIMOSECONDO. 247

3 Rinaldo malcontento si ritorna
     A Montalban con Ricciardetto insieme.
     Ma ’l traditor di Gan, che non soggiorna,
     E sempre inganni della mente preme,
     Cominciò presto a ritrar fuor le corna:
     Perchè Rinaldo non v’era, non teme;
     E Carlo l’ha salvato dalla morte,
     Ed or cacciare nol sapeva di corte.

4 E cominciò di nuovo a far pensiero
     Che Carlo gli credessi al modo antico,
     Per distruggere alfin tutto il suo impero;
     E Carlo ritornato è già suo amico,
     E ciò ch’è bianco, gli pareva nero.
     Diceva Gano: Intendi com’io dico;
     Se viver non vuoi sempre con vergogna,
     Rinaldo al tutto spegner ti bisogna.

5 Carlo diceva: Alla fine io la lodo,
     Perchè tu vedi ben quel che m’ha fatto;
     Ma non ci veggo ancor la via nè ’l modo,
     E molte cose con meco combatto.
     Diceva il traditor pien d’ogni frodo:
     Io credo satisfarti a questo tratto;
     Come scacciato da te me n’androe
     A Montalbano, e segreto staroe.

6 E manderotti lettere poi scritte
     Che parrà che sien fatte nella Mecche:2
     Dirò che le mie gente sieno afflitte,
     E che punite omai sien tante pecche;
     E molte altre parole a te diritte:
     Ch’io vo’ tornare a dir salamalecche,3
     Peccavi, Domin, miserere mei
     Delle mie colpe e de’ processi rei.

7 Tu mostrerai le lettere palese;
     Rinaldo crederà ch’io sia lontano,
     E ch’io non torni più ’n questo paese:
     Un dì ch’egli esca fuor di Montalbano,
     Subito insieme saremo alle prese,
     E so ch’io l’uccidrò con la mia mano;
     E come morto fia, sai che ’l tuo regno
     Sicuro è poi, e tu, imperator degno.