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256 il morgante maggiore.

48 Maravigliossi tanto il fier gigante
     Di quel che vide in un momento fare
     Al conte Orlando a’ suoi occhi davante,
     Che cominciò così seco a parlare:
     E’ basterebbe al gran signor d’Angrante,
     Che in tutto il mondo si fa ricordare,
     Quel c’ha fatto costui qui col suo brando.
     Della qual cosa molto rise Orlando.

49 Fate venir, gridò, tosto mie armi,
     Ch’i’ ho di questo fatto maraviglia;
     Io vo’ con questo cavalier provarmi,
     Che tutta quanta mia gente scompiglia:
     Veggiam se ardito sarà d’affrontarmi.
     E la sua alfana pigliò per la briglia,
     Prese una lancia, e ’nverso Orlando corse;
     Ma ’l buon Terigi del fatto s’accòrse.

50 A un Pagan di man tolse una lancia,
     E disse: Piglia, piglia tosto, conte;
     Le gentilezze son rimase in Francia;
     Ecco il gigante che ti viene a fronte;
     Nè per vergogna arrossita ha la guancia
     Di venirti a trovar, chè pare un monte:
     Tu colla spada, e lui coll’aste in resta;
     Vedi che gente, anzi canaglia, è questa!

51 Rispose Orlando: Sia quel ch’esser vuole,
     Chè in ogni modo non lo stimo un fico;
     Ver è ch’egli è sì grande, che mi duole
     Ch’appena gli porrò l’aste al bellico:
     Ma il brando taglia pur come e’ si suole;
     Con esso il tratterò come nimico.
     Terigi stava a diletto a vederlo,
     E Vegliantin ne va com’uno smerlo.11

52 E poi in un tratto la lancia abbassava,
     E va inverso il Pagan di buona voglia,
     E ’n sullo scudo basso lo trovava:
     Questo passò come fussi una foglia,
     E la corazza o lo sbergo passava,
     Tanto che Marcovaldo ebbe gran doglia,
     E ruppe la sua lancia a mezzo il petto
     Al conte, bestemmiando Macometto.