Pagina:Pulci - Morgante maggiore I.pdf/85

Da Wikisource.
66 il morgante maggiore.

29 E disse: Ribaldon, ghiotton da forche8,
     Che mille volte so l’hai meritate;
     Prima che sotto la luna si corche,
     Io ti meriterò di tal derrate9.
     Questo bestion con sue parole porche
     Disse: A te non darò se non gotate:
     Che se’ tu tratto del cervio all’odore?
     Tu debb’essere un ghiotto o furatore.

30 Rinaldo, ch’avea poca pazienza,
     Dette in sul viso al gigante col guanto10;
     E fu quel pugno di tanta potenza,
     Che tutto quanto il mostaccio12 gli ha infranto;
     Dicendo: Iddio non ci are’ sofferenza.
     Pure il gigante, riavuto alquanto,
     Arrandellò la caviglia13 a Rinaldo,
     Che d’altro che di Sol gli vuol dar caldo14.

31 Rinaldo il colpo schifò molto destro,
     E fe’ Baiardo saltar com’un gatto:
     Combatter co’ giganti era maestro,
     Sapeva appunto ogni lor colpo ed atto;
     Parve il randello uscissi d’un balestro:
     Rinaldo menò il pugno un altro tratto:
     E fu sì grande questo mostaccione,
     Che morto cadde il gigante boccone.

32 E poco men e’ non fe, com’e’ suole
     Il drago, quando uccide il leofante,
     Che non s’avvede, tanto è sciocco e fole15,
     Che nel cader quell’animal pesante
     L’uccide, che gli è sotto, onde e’ si duole;
     Così Rinaldo a questo fu ignorante,
     Che quando cadde il gigante gagliardo,
     Ischiacciò quasi Rinaldo e Baiardo.

33 E con fatica gli uscì poi di sotto,
     E bisognò che Dodon l’aiutassi.
     Disse Rinaldo: Io non pensai di botto17
     Così il gigante in terra rovinassi,
     Ond’io n’ho quasi pagato lo scotto17:
     E’ disse ch’all’odor d’un cervio trassi:
     Alla sua capannetta andiamo un poco,
     Dove si vede colassù quel fuoco.