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canto ventesimosecondo. 157

74 Ed avviossi inverso la marina:
     Lascianlo andar, che Dio gli dia buon vento.
     Orlando adopra ogni sua disciplina
     Di dare intanto al fatto compimento,
     Ed ordina la gente saracina,
     E di partirsi fa provvedimento:
     Gano avea fisso nel mezzo del core
     Di far quel che poi fece il traditore.

75 E come e’ vide Rinaldo partito,
     Un dì ch’Orlando da lui si dismaga,
     Vedesi il campo libero e spedito
     Di tradimenti, anzi nel mar dibaga:
     A Diliante in camera n’è ito,
     E di parole cortese l’allaga;
     Disse: Pagan, chi mi fa cortesia,
     Non gli farei mai inganno o villania.

76 Perchè da te ben servito mi tegno,
     Non posso far ch’io non ti dica il vero;
     Ed anco parte il farò per isdegno,
     Ch’i’voglio aprirti tutto il mio pensiero;
     Ma la tua fede mi darai per pegno,
     Se vuoi ch’io dica il fatto tutto intero:
     Tu giurerai nol dir per Macometto.
     Disse il Pagano: E così ti prometto.

77 Or nota quel ch’io dico, Diliante:
     Calavrione in Francia è ito in fretta,
     E va sozzopra il Ponente e 'l Levante,
     Per far del Veglio vostro la vendetta,
     Al qual se amico fui, sa Trevigante:
     E tal c’ha ’l fico in man,14 ne cerca in vetta,
     E porterà di questo fatto pena
     Molti, che ricordar l’udirno appena.

78 E chi l’uccise bee col tuo bicchiere,
     E mangia sempre e dorme e parla teco,
     E come Giuda è teco a un tagliere,
     E nel catin tuo intigne, e tu se’ cieco;
     Pensai che tu fingessi non sapere:
     Quel cavalier ch’Orlando ha qui con seco,
     Conoscil tu ancora, o sai il suo nome,
     O volleti Rinaldo mai dir come?