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canto ventesimosecondo. 173

154 Ognuno a questa impresa s’accordava.
     Gan, come questo sentiva il fellone
     Subito verso Pontieri arrancava,
     E fe’ da Montalban levar Grifone,
     E quanto può la sua terra afforzava;
     Carlo giugnendo con Calavrione,
     Sentì che ’l traditor di Gano è drento,
     E che faceva gran provvedimento.

155 Con tutta questa gente vi pose oste,
     Da ogni porta una parte ne caccia;
     E piglion tutti i pian, montagne e coste,
     Ognun il traditor pigliar minaccia:
     E stanno tutti co’ cani alle poste,
     Ognun vuol questa lepre, ognun la traccia,
     E sanno dove ell’è posta a giacere,
     E non si curan pertica o levriere.

156 Lasciam costoro intorno, e in mezzo Gano;
     Rinaldo nostro séguita il suo corso,
     E per fortuna in un paese strano
     S’avvide il padron suo ch’era trascorso;
     E disse: Malcondotti un giorno siàno,
     E’ ci convien pigliare o ’l graffio o ’l morso:
     Noi ci troviam sotto il segno di Marte,
     Dove val poco del nocchier qui l’arte.

157 O ci bisogna correr per perduti,
     O ci bisogna afferrar questo porto;
     Se noi surgiam, come noi siam veduti,
     Ècci un signor, ch’ognun si può dir morto:
     Non credo di natura si rimuti,
     Vive di ratto e di rapina a torto,
     Di naufragi e d’ogni cosa trista,
     E chiamasi per nome l’Arpalista.

158 Quella città si chiama Saliscaglia;
     Di sopra alla città sta in un castello
     Donne, che son tutte use ire in battaglia,
     E stanno tutte al servigio di quello;
     Come quelle Amazzóne veston maglia,
     Son per natura coperte di vello,
     Pilose, setolute, strane e brutte,
     Ma molto fiere per combatter tutte.