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204 il morgante maggiore.

34 Rinaldo non istette a pigliar lucciole:7
     Voltò il cavallo in aria con un salto,
     Per dare al Saracino altro che succiole;
     Ma come giunse in sul bel dell’assalto,
     O che ’l destriere inciampi, o ch’egli sdrucciole,
     Si ritrovò con esso in su lo smalto:
     E quando e’ vide pur che non si rizza,
     L’uccise con un pugno per istizza.

35 Maladetto sia tu, dicea rozzone,
     Maladetto sia l’orzo ch’io t’ho dato,
     Maladetto sia il fren, caval poltrone,
     Maladetto sia io che t’ho stregghiato;
     Maladetto sia il tuo primo padrone,
     Maladetto sia mai chi t’ha allattato,
     Maladetto sia l’erba c’hai pasciuto,
     Maladetto sia il dì ch’io t’ebbi avuto.

36 Intanto Fuligatto grida forte,
     E con la lancia in su la resta viene,
     E disfidato avea Pilagi a morte,
     E con gli spron sollecitava bene;
     E come dato per fato era e sorte,
     La lancia gli cacciava per le rene,
     E traboccato morto è in su la terra,
     Donde per questo appiccata è la guerra.

37 Egli avea diecimila combattenti:
     Addosso a Fuligatto ognun si volse.
     Rinaldo d’ira diruggina i denti,
     E di Pilagi il balzàn presto tolse,
     E come l’orso irato tra gli armenti,
     Il sacco in tutto di sua furia sciolse:
     E mai non fu quanto quel dì gagliardo;
     Ma e’ si dolea che non avea Baiardo.

38 Dove se’ tu, Baiardo mio? diceva:
     E sempre tonda menava Frusberta,
     A mosca cieca quel tratto faceva;
     Tristo a colui ch’aspettava l’offerta;
     E braccia e capi balzar si vedeva:
     Tutta la terra pareva coperta
     Di gente smozzicata saracina,
     Da poter far mortito o gelatina.