39 L’un sopra l’altro a traverso giù balza:
Non si fe’ mai di bestie tanto strazio,
Tanto che ’l sangue alle cigne quivi alza,
E pur Rinaldo non pare ancor sazio:
Già per fuggire era piano ogni balza,
Ma non avevon con lui tanto spazio:
E Fuligatto assai n’avea distrutti,
Tanto che morti o fuggiti son tutti.
40 E poi che fu la battaglia finita,
E Fuligatto una vesta vedia
Ch’avea Pilagi, ed halla a sè vestita,
Che in campo bianco un lion nero avia;
Rinaldo tanto gli parve pulita,
Ch’un’altra presto per sè ne volia:
E lascian questa gente morta e afflitta,
E ritornorno alla lor via diritta.
41 Tutto quel giorno cavalcato avieno
Per boschi, per burron, per mille chiane,
E non s’avevon messo nulla in seno:
Saltato in aria arebbono ad un pane,
Chè vi vedean come l’arco baleno
La fame: in questo e’ senton due campane,
E scorson dalla lunga un romitoro,
Che non facea mai festa sanza alloro,
42 Più tosto sanza pane o cacio o carne;
De’ pesci avea, ch’egli sta sopra un fiume:
Al romitoro si studiano andarne,
Chè per la fame non veggon già lume;
Parranno loro i pesci più che starne;
La porta bussan, come era costume:
Venne un romito e disse: Ave Maria.
Disse Rinaldo: Se del pan ci fia;
43 Se non, lodato sia quell’agnol nero.
Disse il romito: Sète voi Cristiani?
Disse Rinaldo: Questo abbi per vero;
Aresti tu da darci almen due pani?
Per Dio, romito, ch’abbiamo il sentiero
Per questi boschi smarrito sì strani.
Disse il romito: Di voi assai m’incresce,
Ch’io non ci ho pan, ma e’ ci sarà del pesce.