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206 il morgante maggiore.

44 E poi toglieva una sua rete in collo,
     E disse: Intanto qui vi poserete,
     E fate il fuoco mentre ch’io m’immollo;
     So che de’ pesci io n’empierò la rete,
     Tanto ch’ognun di voi sarà satollo,
     E de’ sermenti pe’ cavalli arete.
     Così smontorno, e dettono a’ cavalli
     Certi sermenti dur più che coralli.

45 Questo romito molti pesci prese,
     Ed empiene la zucca e ’l pellicino;8
     Rinaldo e Fuligatto il fuoco accese.
     Torna il romito, e va per trar del vino;
     Un angel presto dal ciel giù discese,
     E disse: Porterai su al paladino,
     Quale è Rinaldo, questa mia vivanda,
     E di’ che il suo Gesù dal ciel la manda.

46 Torna il romito, e presenta a costoro
     Questa vivanda piena di dolcezza,
     E dice come Iddio la manda loro;
     Donde ciascun ripien fu d’allegrezza:
     Ben parea certo dell’eterno coro:
     Vedi che Cristo i suoi fedeli apprezza.
     Dicea il romito: Statevi a vostro agio,
     Ma, a mio parer, vi sarà assai disagio.

47 La casa cosa parea bretta9 e brutta,
     Vinta dal vento, e la natta e la notte
     Stilla le stelle, ch’a tetto era tutta;
     Del pane appena ne dette ta’ dotte;
     Pere avea pure e qualche fratta frutta,
     E svina, e svena di botto una botte;
     Poscia per pesci lasche prese all’esca,
     Ma il letto allotta alla frasca fu fresca.

48 Lasciàngli come il bruco in su le frasche
     Rinaldo e Fuligatto insino al giorno,
     Ch’a questo modo smaltiran le lasche,
     E il mosto e ciò che la sera mangiorno,
     Perch’altra fantasia par che mi nasche.
     Sento di lunge chiamarmi col corno,
     E suona, quel che chiama, quanto e’ pote,
     Chè qui comincian le dolenti note.