59 Il Saracin percoteva il Marchese,
E nello scudo la lancia gli attacca,
Tal che più oltre la punta si stese,
Ed una costa del petto gli ammacca,
Chè la corazza e ’l giubbon nol difese;
Ma pur la lancia alla fine si fiacca,
Ed Ulivier di cader consigliossi,
E in qua ed in là molte volte piegossi.
60 Pur la sua gagliardia, la sua fierezza
Non si nascose a questa volta certo,
Chè la sua lancia non si piega o spezza,
Ma tutto quanto lo scudo gli ha aperto,
E la corazza gli parve una rezza;3
Sì che Malprimo si truova deserto,
Chè gli misse nel cor proprio la lancia,
E mostrò pur le prodezze di Francia.
61 Falseron, quando ha veduto cadere
Così subito morto del cavallo
Un tal campion, cominciava a temere:
Quest’è, disse, un miracol sanza fallo;
Qui non si giostra a dimino o viere:
O Macon, come lasciasti cascallo!
E molto fu di tal caso turbato,
Perchè Malprimo era il primo stimato.
62 Ulivier non si misse nella pressa
De’ Saracin, ch’ancor gli duole il petto:
Intanto in resta la lancia avea messa
Turpino, e salta che pare un capretto,
Chè non è tempo a cantar or la Messa;
Vennegli incontra Turchion maladetto
Con la sua lancia con superbia, e furia,
Per vendicar di Malprimo la ingiuria.
63 E nello scudo alla treccia gli colse
E ruppel come bambola di specchio,4
Sì che dal petto fatica gli tolse;
Ma Turpin sa ancor l’arte così vecchio:
E perchè il Saracin civettar volse,
E’ gli accoccò la lancia a un orecchio,
E schiacciò l’elmo e ’l capo come al tordo,
E in questo modo lo guarì del sordo.