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canto ventesimosesto 329

74 Egli aveva una scoglia di testudo
     Questo ghiottone adattato a suo modo,
     E porta quella al petto per iscudo;
     La lancia il passa, benchè e’ fussi sodo:
     E tanto è il ferro temperato e crudo
     Che gli sbarrò della piastra ogni nodo,
     Ed un giubbon sì grosso di catarzo,
     Che non pareva per quello anche scarzo;

75 E cacciògli nel petto più che mezzo
     Il ferro: benchè e’ non fusse mortale
     Il colpo, pure e’ gli dette riprezzo;
     E se non fusse che il caval misse ale,
     E’ non sentia mai più caldo nè rezzo;
     Ma così tosto non fugge uno strale
     Che si diparta da corda di noce,
     Come quel presto il portò via veloce.

76 Era venuto intanto Gallerano
     Con molta gente, ed ha seco Fidasso:
     Or qui comincia a insanguinar più il piano,
     E nuove lance rovinano in basso;
     E fassi innanzi ogni buon capitano;
     Orlando fa come un vento fracasso,
     Ed avea sempre appresso il conte Anselmo,
     Che facea spesso risonar qualch’elmo.

77 Ulivieri Altachiara avea ristretta,
     E ritornato è già nella battaglia;
     Gualtier d’Amulion quivi si getta,
     E Baldovin come un lion si scaglia;
     Avino, Avolio, Ottone, ognun affetta,
     Come le rape, di questa canaglia;
     Angiolin di Bellanda, e Guottibuoffi,
     Dando e togliendo di maturi ingoffi.

78 Marco e Matteo, ch’ognun dice del Piano
     Di San Michele, ed io trovo del Monte,
     Per Roncisvalle con la spada in mano
     A molti avevon frappata la fronte;
     Il duca Astolfo non si stava invano,
     E Turpin caccia le pecore al monte:5
     Angiolin di Bordea solo era morto
     De’ paladin, ma gli fu fatto torto.