184 Io chiesi insino al burro, e dissi a quello
Oste ch’un poco di tigna sentivo,
Per ugner poi gli arpioni e ’l chiavistello,
Che non sentissi quando un uscio aprivo,
Tanto ch’io avessi assettato il cammello;
A ogni malizietta io son cattivo:
Del livido mi guardo quant’io posso,
Poi non mi curo più giallo che rosso.
185 Or mi piacesti tu, Margutte mio,
Dicea Morgante. E ’ntanto un c’ha veduta
Quella cammella, diceva: Per Dio!
Ch’ell'è del Dormi ostier quella scrignuta.46
Disse Margutte: Il Dormi sarò io;
Non vedi tu, babbion, che si tramuta,
E sgombera qua presso a un castello?
E maggior bestia se’ tu che il cammello.
186 Tutto quel giorno e l’altro sono andati
Per paesi dimestichi costoro:
Il terzo dì in un bosco sono entrati,
Dove aspre fere facevon dimoro;
Ed eron pel cammin tutti affannati,
Nè vin, nè pan non avean più con loro.
Dicea Morgante: Che farem, Margutte?
Vedi che mancan qui le cose tutte.
187 Cerchiamo almeno appiè là di quel monte,
Se vi surgessi d’acqua alcun rampollo;
Chè pur, se noi trovassin qualche fonte,
La sete se n’andrebbe al primo crollo,
Chè le parole più spedite o pronte
Non sento, se la bocca non immollo:
Quel mi par luogo d’esservi dell’acque.
Onde a Margutte il suo consiglio piacque.
188 Vanno cercando tanto, che trovorno
Una fontana assai nitida e fresca:
Quivi a sedere un poco si posorno,
Perchè e’ convien che ’l camminar rincresca.
Ecco apparir di lungi un liocorno,
Che va cercando ove la sete gli esca.
Disse Margutte: Se tu guardi bene
Quel liocorno in qua, per ber, ne viene.