47 Gran festa ne facea quella fanciulla;
Ma in questo tempo che Beltramo è morto,
Morgante con colui non si trastulla,
Chè vendicar volea del drago il torto;
Ma d’atterrarlo ancor non era nulla,
Quantunque molto si fussi scontorto;
E tanto a una balza s’appressorno,
Che insieme giù per quella rovinorno.
48 E si sentiva un romore, un fracasso,
Insin che son caduti in un burrone,
Come quando de’ monti cade in basso
Qualche rovina o qualche gran cantone:
Non vi rimase nè sterpo nè sasso
Dove passò questo gran fastellone,
Che rimondorno insino alle vermene,
E dettono un gran picchio delle schiene.
49 Non si fermoron, che toccorno fondo;
Ma Morgante disopra rimanea:
Dette del capo in su ’n sasso tondo
Tanto Sperante, che morto il vedea;
Poi si tornò su pel bosco rimondo,
E con Margutte gran festa facea,
Dicendo: Io non pensai, Margutte mio,
Trovarti vivo, ond’io ne lodo Iddio.
50 Noi siam qua rovinati in una valle,
Tal ch’io credetti lasciar le cervella.
E tutto il capo ho percosso e le spalle;
Poi si rivolse a quella damigella,
Ch’avea le guance ancor palide e gialle,
Però che in dubbio e sospesa era quella,
Che non sapeva che morto è Sperante,
Se non che presto gliel dicea Morgante.
51 Non dubitar, non ti doler più omai,
Rallégrati, fanciulla, e datti pace:
Con le mie mani il gigante spacciai,
Rimaso è morto alle fiere rapace,
E presto al padre tuo ritornerai,
Chè libera se’ or come ti piace:
Ed ha pur luogo avuto la giustizia.
E tutti insieme facean gran letizia.