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Pagina:Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu/272

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pultava. 231

L’abbandono in che si trova lo sgomenta. Nessuno gli viene incontro; il cavallo spumante lo riconduce al palazzo. Entra. “Dov’è Maria?” è la sua prima parola. I servi tremanti esitano a rispondere.... Colpito di stupore, Mazeppa passa alla stanza di Maria; la trova vuota e muta. Scende nel giardino; erra qua e là fra i cespugli, nel boschetto ombroso, lungo il vivaio; non scopre vestigio della sua diletta. “È fuggita!” Chiama a sè i fedeli servitori, le agili guardie. Accorrono al cenno del signore. I cavalli nitriscono. Suona intorno l’ordine di partire a galoppo, e immantinente volano in ogni direzione.

Passa il tempo prezioso, e Maria non torna. Nessuno ha udito, nessuno ha veduto dove essa sia andata. Mazeppa digrigna i denti dalla rabbia. I suoi servi tremano e tacciono. Gonfio il cuore d’amarissima angoscia, l’etmanno si rinchiude nella sua stanza. Sta tutta la notte accanto al letto della bella, senza chiuder occhio, infranto dal cordoglio e dal rimorso. La mattina le guardie ricompariscono l’una dopo l’altra. I cavalli appena possono più reggersi in gambe; le cinghie, le unghie, le briglie, le selle sono rotte, lacerate, intrise di spuma e di sangue; ma nessun messo reca notizie di Maria.

La traccia di lei sparve come un raggio nell’aere, e sua madre terminò nell’esilio e nella solitudine la misera esistenza.


III.

Il dolor che prova Mazeppa non gli toglie il proseguir lo svolgimento delle sue macchinazioni. Perse-