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Pagina:Quel che vidi e quel che intesi.djvu/97

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rivoluzione. Mentre usciva dall’Accademia di Francia, che era al palazzo Salviati sul Corso, con La Flotte, la moglie ed un bambino ed il segretario Duval, veniva investito violentemente dalla folla. Correndo la carrozza al palazzo Palombara all’Impresa, appena il Bassville ne discese si ebbe una pugnalata al basso ventre, di cui la sera appresso moriva. Ed il gran poeta Monti cantava:

Stolto che volli coll’immobil fato
Cozzar della Gran Roma.

Modo, questo, di inneggiare all’assassino trattando di stolto l’assassinato.


Grandoni, rifatto animo dopo essersi salvato dal fiero incontro della Cancelleria, cieco e tronfio per avere un battaglione al proprio comando, faceva ben spesso sentire ai propri nemici politici che egli alla soppressione del Rossi non era estraneo. Al caffè di piazza di Pietra, che egli frequentava, non si riguardava di minacciar questi suoi nemici che pur eran stati suoi amici. E giungeva fino a dir loro:

— Badate!... Vi faccio far come a Pellegrino Rossi!...

In questo caffè praticava numerosa comitiva di signori amanti di caccia; i quali, benchè di principii politici diversi, si radunavano là per parlar della lor comune passione venatoria.

Eran fra costoro il marchese Lepri, gli Evangelisti, Ingami, Galletti e molti e molti altri; quivi andavo io pure, accompagnandomi non di rado con taluno di essi in campagna, non per cacciare ma per dipingere. A poco a poco questa compagnia di caffè andò diradandosi. Completamente vi scomparvero i sanfedisti, i quali se ne allontanarono covando odio contro il minaccioso Grandoni.


Già siamo giunti al tempo della fuga di Pio IX a Gaeta, della decisione della Costituente, della proclamazione della Repubblica Romana, della spedizione contro questa deliberata dalla Repubblica Francese sotto la presidenza di Luigi Napoleone Bonaparte.