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Tirolo, Trieste, la Dalmazia ec. Occupar Roma mandandone altrove il Papa ed i Francesi, e coronar l’opera coronando Vittorio Emanuele in Campidoglio!

A questo prezzo Vittorio Emanuele poteva sperare la loro approvazione. Se no, no! E se il Re ed il conte dì Cavour non s’incaricavano d’avviare l’esecuzione del programma, ecco che se ne incaricava il General Garibaldi, e di qui la chiamata all’armi per il 1mo di Marzo, che sopra accennammo!

Rincresce veramente il trovare un tal nome mescolato a queste miserie: ma io amo questo Valentuomo, perchè è impossibile non provare simpatia per lui; io lo stimo, perchè non ha mai pensato a sè, perchè egli dice sempre chiaro quel che vuole e quel che pensa; ed a quelli che s’amano e si stimano si deve la verità. E poi lo confesso, mi son sempre tenuto sulla riserva in fatto d’idoli popolari. Come idolo, mi basta l’Italia; ed il suo interesse richiede che ognuno modestamente, ma francamente altrettanto dica la sua ragione. L’ostilità dell’illustre Generale contro il conte Cavour se fu sino ad un certo punto plausibile, data la cessione di Nizza, non è più giustificabile dopo che il Parlamento sancì quell’atto doloroso come necessario al bene comune. Meno di tutto poi è giustificabile la forma che assunse la detta ostilità.

Un ministro si può, e se il ben pubblico lo vuole, si deve combattere ed abbattere avendone il modo. Ma a questa battaglia è aperta dalla legge l’arena del Parlamento, come il campo della pubblicità. Il servirsi d’un’auge di popolarità per quanto meritata, onde esercitare una pressione sui consigli della Corona ed ottenere il rinvio di questo ministro, ciò esce dalle leggi come dai diritti della