Pagina:Racioppi - L'agiografia di San Laverio del 1162.djvu/148

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— 140 — è data: Ex castro Arac Saporite, quinto Kal. novembris on. doni. 993. — Quell’accanito litigio giurisdizionale tra la Chiesa saponarese e la Curia marsicana non rimase angolo di archivio, o canto di muro, che non inquinasse delle suo fiabe fanciullesche. L’erudizione del secolo XVI, bambina ancora per le cose medioevali, non aveva occhi a comprendere tutte lo incongruenze palmari, a cui intoppavano gli artefici di questi monumenti. — Ai nomi di Solunzio Lampridio applichi il lettore quello che si ò detto di Brutio Oriente o di Donato Leopardo dei secoli IX e X. Aggiunga, in sopraderrata, il giocattolo dell’ara-sapona; tenga conto del modo di segnare le date cronologiche, e.... giudichi il pregio di quest’altro cribreo letterario! 11 Ramaglia (Ms. cap. VI) dice che s’ignora se fu soppresso o altrimenti distrutto quel cenobio basiliano di San Giuliano. La cosa dovò accadere prima del secolo XVI; perchè di giù le poche rendite di esso erano state assegnate alla mensa della sede arcivescovile di Santa Maria di Nazaret in Barletta. Questa sede ottenne da Paolo III facoltù di rendere taluni dei suoi dominii, a fine di poter riedificare la sua chiesa titolare in Barletta; e vendè infatti nel 1540, c por 154 ducati, alla chiesa di Saponara tutto ciò che apparteneva all’antico cenobio di San Giuliano. Ma nel 1581 l’arcivescovo di Nazaret ricorse a Roma perchè la vendita fosse annullata, a causa di lesione: e la controversia giudiziale fini con questo accordo, cioè, che la chiesa di Saponara ricevesse dall’arcivescovo, mediante il censo di 14 ducati all’anno, la < grancia > di san Giuliano (e le grande erano < i benoficii semplici > campestri ai monasteri basiliani o benedettini), (vedi Uguelli, VII, 770, che accenna appunto a questa graucia), e rifabbricasse tra sci mesi la chiesa che era in ruina. L’accordo fu approvato con breve papale del 5 gennaio del 1582, che è riferito dal Ramaglia, Ms. cap. VI.

() Satriana civitatc diruta.... — AI Cap. XV abbiamo fatto parola della distruzione di Satriauo, la quale avvenne nella prima metà del secolo XV, intorno al 1120. Di lù il popolo trasmigrò alla prossima Tito e a Pietrafesa. (Vedi inoltre al n. 8 dell’Appendice II.) Gli è dunque fuori dubbio che cotesto accenno dell’agiografia è appiccicatura, per lo meno, del secolo XVI. Era facile di arguire (ancorché il Ms. Ramaglia non lo avesse