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Pagina:Raffaello - Lettera a Leone X, 1840.djvu/42

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crede che’l può vivere poco: ha risoluto sua santità darmelo per compagno, ch'è uomo di gran riputazione, sapientissimo, acciò io diventi perfettissimo in questa arte: ha nome fra Giocondo; e ogni dì il papa ci manda a chiamare, e ragiona un pezzo con noi di questa fabbrica (di s. Pietro).

(2) Questa triste verità è provata dai lamenti de’ più generosi contemporanei; e dal numero non picciolo di monumenti scomparsi per demolizione. Ne ho toccato alcuna cosa nel discorso preliminare al Carme della via appia. Roma Boulzaler 1832 8. a c. 9. Vedi poggio Bracciolini, detto Fiorentino, De varietate fortunæ lib. IV. Lutet. Paris. 1723. 4. Petrarca Carm. lat. lib. II. ep. XII. p. 98. ed. Basil. 1581; e il ch. Fea, Dissertazione sulle rovine di Roma nel volume III. della storia delle arti di Winchelmann, edizione romana.

(3) Era questa meta una grande piramide, simigliante a quella di C. Cestio presso la porta ostiense, ma anche maggiore di essa. Il Pontefice Donno I la spogliò de’ suoi marmi, per adoperarli in lastricare l’atrio di s. Pietro. Sorgeva presso alla chiesa di s. Maria Traspontina. Il Biondo, il Fulvio, il Marliano, che ne fecero ricordo, riconoscevano in questo grandioso monumento il sepolcro di Scipione Affricano il minore, nominato da Acrone scoliaste di Orazio all’ode IX nell’epodo, appunto di forma piramidale e nel campo vaticano. Alessandro VI lo fece demolire, eguagliandolo al suolo: sia per drizzar la strada, sia per levar via un riparo, dietro al quale poteva una buona frotta