Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/361

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Sceso appena alla locanda, mi portai alla casa che mi era stata indicata; la bella e graziosa ragazza stava appunto alla finestra, salii le scale, e trovandosi soli nella prima stanza, che il prete non era presente, dopo avere fatto in buona forma i saluti dell’amico, trassi fuori la missiva e la consegnai. La giovane signora si trovò molto confusa; e dopo aver presa la lettera diventò pallida in viso come una morta; senza dire una parola, andò nella stanza vicina, di dove dopo pochi minuti uscì pregandomi di entrare. Appena entrato mi trovai di fronte al prete, che stava caricato in un letto tutt’altro che pulito, tenendo in mano la lettera dell’amico che leggeva attentamente.

Non tardai a riconoscere che la povera ragazza stava sotto l’influenza dispotica del fratello; che doveva pure vivere una misera vita, e che non aveva la forza morale di sottrarsi alla dura tirannia del reverendo. Questi, il quale per altra parte mi avrebbe potuto essere utile per agevolarmi la cognizione della storia e delle cose notevoli della sua città, mi accolse freddamente, ed imbarazzato; ed io abbandonai la casa, malcontento di avere acconsentito incaricarmi di quel pietoso ufficio. Intanto trovai altre persone che mi servirono di guida in Ferentino, e visitai in tutti i sensi questa antichissima città del Lazio.

Dessa, tuttora oggidì ragguardevole sede vescovile, consiste in un laberinto di strade, per la più grande parte strette, interrotte qua e là da qualche piazza. La tranquillità tutta campestre, l’assenza totale di movimento, la solitudine che regna nel maggior numero delle case, danno alla città un aspetto di medio evo, mentre qua e là tronchi di colonne, avanzi di sepolcri, frammenti di marmi con iscrizioni romane, ricordano età più remota. Mi posi a sedere sur una piccola piazza, di dove si godeva bella vista del territorio degli antichi Volsci, e non tardai a provare un vero senso di ben essere. Vidi una schiera di donne attorno ad un antico pozzo del medio evo, intente a cacciare giù, affidato ad una corda, l’uno dopo l’altra il loro secchiello di latta, lavoro pesante e