Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/450

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di questi, per far dimenticare ai Cristiani i canti pagani delle nove sorelle dell’Olimpo. Arpino è divisa in due parti; la città antica, la quale trovasi sul punto più elevato dove sorgeva l’antica rocca, e le città propriamente detta, la quale si stende ai piedi di quella sul ripido pendio del monte. Questa divisione è antichissima, e carattere distintivo di tutte quante le antiche città volsche e latine. Del resto le mura ciclopiche le quali scendono dall’altura su cui stava la rocca, fanno prova che la città moderna sorgeva sulla stessa area dell’antica, ed anche la porta della città, è dessa pure di origine ciclopica. Le mura sono in tutto simili a quelle di Segni, e delle altre antiche città del Lazio. Sono in generale abbastanza ben conservate, sopra tutto nella parte più eminente, alla quale si si sale per una ripide strada scavata nel tufo calcare, fiancheggiata da oliveti, i quali scendono fino alla parte bassa. Sorgeva colassù la rocca ciclopica, e nel medio evo il castello dei conti Longobardi. Sussiste tuttora una vecchia torre rivestita di edera ed in vicinanza a questa, quelle mura di giganti le quali non si possono mai contemplare senza stupore. Formavano un quadrato attorno alla rocca, ed esiste tuttora una bella porta ciclopica. Per l’ordinario tali porte finiscono in un arco a sesto acuto, o tozzo, come quelli di Alatri, di Segni, di Norba; questa invece è di stile quasi gotico, se non che esiste tuttora il macigno che serviva di chiave alla volta, ed è possibile abbia questa assunta la sua forma attuale per rovina accidentale. Le pareti sono formate di sei ordini di macigni, collocati tre per tre; la larghezza della porta è di otto passi, la sua profondità interna di sette, e l’altezza di circa quindici piedi. I macigni di tufo calcare oltremodo poroso, sono di forma pressochè quadrata.

Di là scendono le mura con dolce pendenza come a Segni, interotte qua e là da una porta quadrata di stile etrusco, o da torri di guardia del medio evo. L’edera le ricopre; nelle loro fessure crescono olivastri, arbusti in fiori, ed il loro aspetto, cupo e severo, riporta a quei