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del barbaro spettacolo di lotte di gladiatori, e di fiere, l’anfiteatro deve essere di origine romana. Cicerone non ne parla, ma Tacito ne fa menzione, e la sua costruzione prova che Siracusa, sede di un pretore romano ai tempi di Augusto e di Tiberio, popolata da una colonia romana. doveva avere riacquistato un certo grado di prosperità.

L’ultima rovina antica che esista in prossimità del teatro sono le fondamenta di un edificio lungo e stretto, del quale non si può rilevare altro più che la pianta, e di cui non sussistono più che alcuni frammenti di cornici, con teste di leoni. Serra di Falco scoprì queste rovine nel 1839 e ritiene appartenessero a quell’altare di Ierone, che superava in grandezza quello stesso di Olimpia.

IV.

Tycha ed Epipola.

Trovammo radunati in uno spazio relativamente ristretto, gli edifici più imponenti dell’antica Siracusa. Procedendo di là verso settentrione, lungo l’acquedotto, si trova una pianura deserta e sassosa, attraversata dalla strada che porta a Catania, ed ivi giaceva Tycha ricca dessa pure un tempo di notevoli monumenti, fra quali primeggiava il Ticheio, o tempio così denominato, della Dea Fortuna. Confinava Tycha a settentrione con il mare presso il porto Trogilo, ed era chiusa da questa parte da forti mura. A ponente confinava colla fortezza di Epipola. Cicerone fa menzione in essa di un ginnasio amplissimum e di parecchi tempii, ma oggidì non vi si scorge altro che sepolcri scavati orizzontalmente nel sasso, ne’ quali è tuttora visibile la scanellatura per adattarvi le lapidi. Trovansi fra quelle tombe impronte frequenti di ruote di carri, prova dalla loro remota antichità.

La gita da Neapoli o da Tycha, per la strada di Floridia