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fu opera zelante di un Ebreo convertito, il quale fece eseguire la pittura coll’iscrizione.

Secondo l’uso del medio evo, gli Ebrei che si battezzavano in Roma, assumevano il nome dei loro padrini; e siccome per lo più si ricercavano questi fra le famiglie le più distinte di Roma, ne avveniva che gli Ebrei in certo qual modo si infiltrassero nel patriziato romano il più antico. Molti fra gli Ebrei presero a portare il nome del barone che era stato loro padrino, e vi ebbero Colonna, Massimi, Orsini, ebrei, ed anzi, vuolsi ora a Roma che parecchie famiglie patrizie le quali vanno superbe del loro titolo principesco, dopo essersi spente, siano state continuate dagli Ebrei del Trastevere.

Anche al giorno d’oggi, in cui sono scomparsi gli antichi mali trattamenti contro gli Ebrei, si osservano per il battesimo solenne di uno di questi, o di un Turco, le solennità che furono anticamente in uso. Hanno luogo ogni anno al sabbato santo, nella cappella del battistero di S. Giovanni in Laterano, e siccome questa cerimonia deve avere luogo ad ogni costo, quando si manca di un catecumeno da battezzare, si fa venire un Turco od un Ebreo dall’estero. Nel 1853 fu battezzata una Ebrea alla presenza di una grande quantità di popolo, e con rito solennissimo. La figliuola di Giuda, non bella per certo come Rebecca, ed anzi di una bruttezza notevole, fu condotta tutta vestita di bianco, con una fiaccola nella mano, simbolo della fede, e dopo essere stata unta al capo ed alla nuca degli olii santi, ricevette il battesimo in quel bagno di Costantino, dove Cola da Rienzo si era tuffato un giorno nell’acqua di rose; e quindi fu ricondotta processionalmente alla basilica Lateranense. Il cardinale che l’aveva battezzata, la benedisse davanti all’altare, quindi pronunciò un sermone intorno al battesimo, esprimendo al popolo la sua soddisfazione per il grande miracolo compiutosi sotto i suoi occhi, in forza del quale una umana creatura in preda poco prima ai demoni, e condannata alle fiamme dell’inferno, tutto ad un tratto si fosse rivestita della innocenza di un bambino, ed immedesimata nella pura luce di Dio.