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Pagina:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu/103

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ii - tenzoni 93

IV

Risposta di Gonnella a Bonagiunta
Perchè vera arte non si può imparare?

Pensávati non fare indivinero,
si com’tu fame, che vói che si sprima
per aventura e non per maestero
lo tuo risposo e t’ange ch’io ’l riprima.
Poich’eo sperava non esser fallerò
tal senno, che si dice che sublima:
chi bene intende pò dar di legero
risposa, che per lui si diprima.
Ingegno aiuta l’arte, e ciò dicido,
unde natura apprende affinamento:
folle fora chi cher rasone e salla!
Ma sai che chero e sovente mi strido:
ver ’arte und’è che non ha prendimento?
Acel di monte pelle equo di stalla.

V

Risposta di Bonagiunta a Gonnella
L’arte corregge la natura;
ma, mentre vuol sollevarla, non cerchi d’opprimerla.

Naturalmente falla lo penserò,
quando contra rason lo corpo opprima,
comò fa l’arte, quand’è di mistero;
vòle inantir natura, si part’ima.
Perché natura dà ciò eh* è prihiero
e poi l’arte lo segue e lo dirima;
e sa più d’arte chi è più ’ngegnero
e meno chi più sente de l’alchima.
Unde l’alchima verace non crido,
perch’è formata di transmutamento:
di si falsi color tra’ le metalla!
Ma se ver’arte no s’aprende, fido
che sia peccato contra, parimento;
che non è frutto se non è di talla.