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214 iii - i rimatori pisani

u’ sente ch’ell’appare:
20tanto i’ simiglia nobel creatura.
Tutt’altra sua fattura,
di che parlarsi potè onestamente,
è si addorna e gente,
non vi si porca apponer mancagione.
25Lo parlar e l’andar e ’l far dimora
e li atti e li costumi e i reggimenti
umili son, cortesi e si piacenti
e di tanta onestà fan covertora:
non guarderà un’ora,
30né punto in parte o’ senta gente sia.
Quando passa per via,
la ruga per miraglio al viso porta;
se saluta li è porta,
soavemente la rende, e ispande
35per u’ passa si grande
odor, non si porea dir per sermone.
Di senno tanto assiso ha ’I suo coraggio
con canoscenza e con valore intero,
con cortesia e con fin pregio altero,
40alcun om’nonde poteria far saggio;
perché d’uman lignaggio
non sembra sia, ma d’angelicale,
e tant’è bontà e tale,
e si sottil lo suo intendiment’have;
45nulla cos’è si grave
ad apprender, no l’apprenda ’l suo core:
d’ogni cosa ’l Signore
onora e serve senza falligione.
A voi, madonna, cui fior conto e chiamo,
50mercé dimando che ’l vostro perdono
concediate, se ’l meo dir no è bono,
a me che via più molto che me amo.
Lo senno ch’ebbe Adamo,
conosco ben non poteria fornire,