Pagina:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu/92

Da Wikisource.
82 ii - i rimatori lucchesi

VI

È come il fanciullo, che torna al fuoco ove s'è Ijruciato.

A me adovene com’a lo zitello,
quando lo foco davanti li pare,
che tanto li risembla chiaro e bello
che stendive la mano per pigliare.
E lo foco lo ’ncende e fallo fello,
che no è gioco lo foco tocare;
poi ch’è pasata l’ira, alora e quello
disia inver’lo foco ritornare.
Ma eo, che trago l’aigua de lo foco;
e no è null’omo, che ’l potesse fare;
per lacrime, ch’eo getto, tutto coco,
chiare e salse, quant’aqua di mare:
candela, che s’aprende senza foco,
arde e incende e non si pò amortare.

VII

Giuoca intorno alla parola «fiore».

Tutto lo mondo si mantien per fiore:
se fior non fosse, frutto non seria;
per lo fiore si mantene amore,
gioie e alegreze, ch’è gran signoria.
E de la fior son fatto servidore,
si di bon core che più non poria;
in fiore ho messo tutto ’l meo valore;
si fiore mi falisse, ben moria.
Eo son fiorito e vado più fiorendo,
in fiore ho posto tutto il mi’ diporto,
per fiore agio la vita certamente.
Com’più fiorisco, più in fior m’intendo
se fior mi falla, ben seria morto;
vostra mercé, madonna, fior aulente.