Pagina:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu/93

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i - bonagiunta orbicciani 83

VIII

Più la ama e più ella non cede.

Dentro da la nieve esce lo foco,
e, dimorando ne la sua gialura,
e’ vincela lo sole a poco a poco;
divien cristallo l’aigua, tant’è dura.
E quella fiamma si parte da loco
e contra de la sua prima natura;
e voi, madonna, lo tenete a gioco:
com’più vi prego, più mi state dura.
Ma questo agio veduto pur istando
l’acerbo pomo in dolce ritornare,
ma già vostro core non s’inamora.
La dolce céra vede pur clamando,
li augelli vi convitano d’amare,
amar convene la dolce criatora

.

IX

Senza sapere, i signori possono perdere la signoria.

Saver, che sente un piciolo fantino,
esser devria in signor, che son seguiti;
schifa lo loco, ov’ello sta al dichino,
e teme i colpi, i quagli ha già sentiti.
Chi si non fa, pò perder so dimino
e li seguaci trovasi periti;
però muti voler chi no l’ha fino
e guardi a’ tempi, che li son transiti.
Ca pentimento non distorna il fatto;
megli’ è volontà stringer che languire:
chi contra face a ciò ch’eo dico, sente.
Lo saggio aprende pur senno dal matto;
om, e’ ha più possa, più de’ ubidire:
catel battuto fa leon temente.