Pagina:Rime (Andreini).djvu/248

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Come vanno fuggendo i più begli anni,
E quanto è de la donna instabil dono,
E di tempo brevissimo beltade
Non faresti à te stessa
Un così grave oltraggio;
Ma goderesti accorta
Questa non sò perch’altro à noi sì cara
Vita, che del balen più ratta fugge.
Ah che non dè, non dè fuggir amore
O bella pargoletta
Chi fù d’amor concetta.
Ama.La cara libertà, che ’l Ciel mi diede
Perder dunque degg’io
Per un folle desìo?
Nò, nò, che non mi diè Natura il core
Per nudrirlo d’amore,
E d’insani pensieri.
Sò quanto fugge con veloce piede
La bellezza mortale.
Sò, che ’l giorno, che segue
E peggior del passato.
Sò, ch’ad ogni momento il tempo invola
Dal volto de la Donna
Il più gradito pregio.
Io sò, che de l’estate
Il più cocente ardore
Non così tosto spoglia i prati d’herba;
Ed à giorni men lunghi quando il Sole
Ne le bilancie alberga
Non sì tosto languiscono i fioretti
Come tosto se n’ fugge
Dal volto de le Ninfe, il bello, e ’l vago.


Bel-