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Pagina:Rivista di Scienza - Vol. I.djvu/189

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analisi critiche e rassegne 179



Sull’importanza teorica di queste singolari sostanze proteiche, gli Autori non sono però d’accordo. Secondo Kossel, un gruppo protaminico costituirebbe, come a dire, una specie di nucleo centrale d’ogni corpo proteico più complesso, in cui si troverebbe per ciò preformato. Secondo Hofmeister, invece, le protamine sarebbero piuttosto da considerarsi come prodotti di una speciale trasformazione delle ordinarie proteine durante il processo della spermatogenesi. E siccome evidentemente esse hanno composizione più semplice delle proteine, si direbbe che queste, per entrare a formare le teste degli spermatozoi, siansi spogliate del fardello di tutti i gruppi atomici non assolutamente indispensabili alle misteriose funzioni cui lo spermatozoo è destinato.

Che le protamine derivino da altre proteine sembra assai probabile, perchè, come si crede, nei salmoni, l’accrescimento dei testicoli avviene a spese della muscolatura del corpo, in un periodo della vita, durante il quale gli animali, si dice, non si nutriscono affatto. Inoltre, secondo Bang, negli spermatozoi immaturi, invece di protamine si troverebbero istoni, che sono corpi un poco più complessi; durante la maturazione, poi, nei pesci, gl’istoni darebbero origine alle protamine, mentre in altri animali rimarrebbero come tali e si combinerebbero con acidi nucleinici.


Accanto ai nomi di Kossel e di Fischer, però, non bisogna tralasciar di ricordare quello di Fr. Hofmeister, al quale dobbiamo, non tanto ricerche analitiche del genere di quello che formano il vanto di quei due Autori, ma vedute geniali riguardanti la più verosimile costituzione delle molecole proteiche e il modo in cui nelle medesime si troverebbero incatenate le molecole degli aminoacidi. Questo modo sarebbe quello già accennato dell’unione amidica; e le scoperte di Fischer lo hanno confermato; il che però non esclude che altri modi d’accoppiamento anche si diano; anzi Fischer lo crede fermamente, e ad alcuni altri modi già egli accenna nel suo libro. E ciò non può far maraviglia, se per un momento si pensi che «nella costruzione delle proteine e dei loro diversi e complessi derivati la natura, per quanto ne sappiamo, compie il suo più eccelso lavoro chimico, onde contraddirebbe a tutte le esperienze che possediamo nel campo della chimica organica e della biologia, se, nel produrre le proteine essa si fosse limitata a soli pochi tipi. Come dimostra il grande numero degli aminoacidi — prosegue il Fischer (pag. 81) — e il loro continuamente variabile rapporto quantitativo, esiste nella composizione delle proteine una variabilità incomparabilmente maggiore che in quella degl’idrati di carbonio e dei grassi. Se vi s’aggiungano le diverse possibilità di forme di combinazione, sopra accennate, veramente acquistano le proteine un’impronta chimica adeguata