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sua causa nella differenza delle sostanze specifiche ereditarie. Forse anche i riflessi e gl’istinti, anche i più complicati, trovano così una spiegazione semplice e adeguata; e l’etologia propria di una specie, il suo modo di comportarsi verso il mondo esterno, cioè, le sue abitudini, la sua «psicologia» risulta essere, in ultima analisi, una funzione delle particolari sostanze chimiche che costituiscono il suo protoplasma specifico.

Siamo purtroppo ancora ben lontani dal potere, sia pure provvisoriamente, formulare una ipotesi fisico-chimica della eredità e delle affinità naturali in termini che abbiano un preciso significato scientifico e dobbiamo contentarci per ora di induzioni molto vaghe e indeterminate: ma ci è forse lecito sperare col Loeb nella possibilità d’una spiegazione di tal genere1.

Da questa sommaria rassegna che abbiamo fatta della evoluzione del concetto di specie nelle scienze biologiche risultano, io credo, chiaramente ancora una volta gl’inconvenienti tanto dei dogmi, che delle generalizzazioni di troppo affrettate ipotesi; e il grande vantaggio che l’applicazione d’un rigoroso metodo analitico e sperimentale ha pel progresso della scienza, o, ciò che in fondo è lo stesso, per la precisa e chiara determinazione dei nostri concetti. Nè le affermazioni aprioristiche della scuola Linneana, nè quelle della scuola Darwiniana, le quali, se parvero desunte dalla osservazione dei fatti, furono in realtà frutto d’un’ipotesi, che i fatti stessi induceva a guardare da un punto di vista falso, ebbero il potere di renderci più chiaro e più preciso il concetto della specie biologica; anzi, si può dire che le une e le altre riuscirono soltanto a una artificiosa interpretazione dei fatti naturali, la quale spesso non fu un progresso sull’empirismo volgare.

Il primo fattore di vero progresso nei problemi della specie fu l’opera in parte inconsapevole degli allevatori e degli orticultori. E credo che il de Vries abbia pienamente ragione nel fare omaggio al genio del Darwin, che seppe intuire

  1. Per formarsi un’idea dello stato delle nostre conoscenze sui fattori chimici dell’eredità, si potrà consultare con profitto l’articolo del Burian: Chemie der Spermatozoen nelle Ergebnisse d. Physiologie, anno V, 1906, nel quale si troverà uno speciale capitolo sui «Risultati della chimica degli spermatozoi e i problemi della fecondazione e dell’eredità».