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il concetto di specie in biologia 73

sospettano nè meno che essi abbiano qualche cosa di comune con le farfalle. L’orbettino, per la forma del corpo e la mancanza di gambe, può facilmente essere scambiato per una serpe; l’anatomia dimostra che esso deve invece ravvicinarsi alle lacerte.

Questi esempi bastano a farci vedere che, nell’apprezzamento degli oggetti che ci si presentano, noi possiamo incorrere in due specie di errori; quelli che derivano da insufficiente conoscenza per insufficiente esperienza: e quelli che dipendono dall’impossibilità di acquistare certe nozioni col semplice uso dei nostri sensi nelle ordinarie condizioni. I primi si correggono con l’esercizio; così un cacciatore o un pescatore impareranno a conoscere e a distinguere molti uccelli o molti pesci e a indicarli con altrettanti nomi, laddove gli altri non sapranno che grossolanamente distinguerli e indicarli come «uccelli» o come «pesci» e ne vedranno al più confusamente le differenze. I secondi non potranno correggersi se non con un attento e minuzioso esame, con una ben diretta osservazione e comparazione, e spesso ricorrendo a opportuni esperimenti; cioè sostituendo alla comune esperienza il metodo scientifico.

La botanica e la zoologia sistematica hanno naturalmente cominciato a operare con concetti e con denominazioni tolte all’uso comune. Le due fonti d’errori ora dette hanno continuamente inquinato i risultati di quelle discipline, il cui progresso sta tutto nella correzione di tali errori.

La storia di questo progresso può suddividersi in quattro grandi periodi, i quali corrispondono abbastanza bene alle principali fasi dell’evoluzione di concetti di piccoli gruppi naturali: generi, specie, varietà, ecc.: periodo prelinneano, periodo linneano, periodo del trasformismo, periodo attuale o della critica.

Nel primo può comprendersi tutta la coltura naturalistica dei tempi antichi, del medio evo e di buona parte dell’epoca moderna, fino al secolo decimottavo, cioè fino a Linneo; questo periodo può farsi cominciare con l’opera meravigliosa di Aristotele.

Il secondo periodo è caratterizzato dalla grande riforma dovuta a Linneo, il quale più ancora che riformatore, è ritenuto, sebbene alquanto erroneamente, creatore della sistematica. Questo periodo, incomparabilmente più breve del primo,