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attivazione della polimerizzazione nelle molecole del biogeno medesimo. Data, infatti, l’ipotesi sulla strettura molecolare del biogeno, l’auto-regolazione del ricambio materiale, quale è implicita in tale ipotesi, non può fare altro che ricostituire quella porzione della molecola di biogeno distrutta dallo stimolo funzionale; ma non può provocare alcun aumento nel numero delle molecole di biogeno. In altre parole, l’accelerazione dell’assimilazione provocata per via indiretta dallo stimolo funzionale sarebbe, secondo tale ipotesi, sempre equipollente all’accelerazione della disassimilazione provocata per via diretta dallo stimolo funzionale medesimo, e quindi lascierebbe ogni volta del tutto inalterata la quantità di biogeno già esistente.

Completiamo, invece, il concetto della dipendenza causale reciproca fra le due irritabilità, della fase disassimilatrice e della fase assimilatrice, sostituendovi l’altro di una corrispondenza univoca riversibile fra la specificità della irritabilità vera e propria, cioè quella della fase disassimilatrice, e la composizione chimica particolare del biogeno o elemento vitale rispettivo. Cioè a dire, ammettiamo che la scarica specifica di energia vitale o nervosa, costituente l’irritabilità della fase disassimilatrice, sia, allorchè funga invece da corrente di carica, atta alla sua volta a deporre, quale suo accumulatore specifico, quella sostanza particolare stessa alla cui decomposizione essa fu precedentemente dovuta. Non difficile sarà allora escogitare l’opportuno meccanismo atto a render conto, almeno in via approssimata, di quella azione trofica appunto che sulla sostanza vivente viene esercitata dalla scarica della fase disassimilatrice, in altre parole dall’attività funzionale in genere1.

Ma per riuscire a questo è d’uopo supporre nell’energia vitale o nervosa alcune proprietà elementari, quale questa dell’accumulazione specifica, non possedute da nessuna delle varie forme d’energia finora conosciute del mondo inorganico; supposizione, che in sè non ha niente di antiscientifico, visto che queste stesse diverse forme d’energia del mondo inorganico hanno ciascuna le loro proprietà fondamentali, diverse dall’una forma di energia all’altra.

Il Verworn, colla sua ipotesi del biogeno, si ostina, invece, a non vedere nel fenomeno vitale che un fenomeno chimico puro e semplice. È inevitabile perciò che, chiamata che sia la sua ipotesi a spiegare le manifestazioni complesse più caratteristiche della vita sostanzialmente diverse da quelle presentate dai feno-

  1. Vedi Eugenio Rignano - Sur la trammissibilité des caractères acquis, Hypothèse d’une centro-épigénèse. Paris, Alcan, 1906; ediz. italiana, Bologna, Zanichelli 1907, ultimo capitolo: «Il fenomeno mnemonico ed il fenomeno vitale».