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DI UNA MONETINA TRIVULZIANA


con S. Carpoforo




A due terzi di strada fra Menaggio sul Lario e Porlezza sul Ceresio, si trova il piccolo ma pittoresco Lago del Piano o di Romazza, incastonato fra le verdi pendici che si elevano poi in altissime montagne. In una penisoletta di questo lago, denominata Mirandola, avendo verso la fine dell’anno scorso il proprietario, Pietro Gilardoni — bel tipo di agricoltore lombardo reduce dall’America — rimosso un macigno per eseguire alcune piantagioni di viti, venne in luce un gruzzolo di monete là sotto nascoste; erano circa una cinquantina, tra francesi, svizzere e milanesi, ed il ripostiglio poteva risalire al principio del secolo XVI.

Fra queste monete, tutte conosciute, e qual più qual meno pregevole e rara, una soltanto spiccava a prima lettura per singolarità e per novità assoluta.

Si trattava di una monetina di mistura, col nome di S. Carpoforo — nome ignoto sinora all’agiologia numismatica — e qui la descriviamo: