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studii economici sulle monete di milano 325

titolo 0,91666 in proporzione ed a somiglianza delle doppie, di cui sono la metà; il valore dello spagnolo fu di L. 6,12 da principio per grida 30 marzo 1542 del marchese del Vasto, dell’imperatorio L. 12,5 per ordine 12 giugno 1723 del conte di Colloredo. Introvabile è lo scudo francese, che però esiste nel Cimelio Taverna, rari gli altri due. Ma scudi d’oro vi sono non difficili a rinvenirsi di tutte le zecche d’Italia dei secoli XVI, e XVII, per il turpe guadagno che sopra vi si faceva (lo dimostreremo a suo luogo) al paragone dei fiorini e ducati d’oro purissimi del medio evo. Tanta adunque fu la corruttela notata già dagli storici recata dall’invasione delle straniere genti ai costumi ed al carattere nostro nazionale, che perfino ne fu tocca la moneta, del qual rivolgimento debito mio era di fame a questo punto, siccome numismatico, l’osservazione.

SCUDO D’ARGENTO DA L. 5,12 — Per quella ragione che fo valere per le monete d’oro e per le maiuscole d’argento del regno d’Italia, registro similmente questa denominazione, che scaturisce dalle tavole spagnuole 1, mentre l’altra di ducatone prevalse coll’uso, e per l’inutilità di nominarne il prezzo, dopo che si trovò alterato alla fine del secolo, in cui nacque e maggiormente dopo, siccome avvenne all’altra moneta majuscola sua sorella, al filippo, di cui non fu inciso il valore dopo i primi stampi.

Giustissima, per altro era stata da principio e conveniente nelle tariflfe l’aggiunta allo scudo d’argento del suo prezzo di L. 5,12, allorché venne alla luce nel 1551, perchè altro scudo di valsente eguale correva in oro contemporaneamente notato già nell’ar-

  1. Argelati. T. III, parte 3, pag. 36.