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Pagina:Rivista italiana di numismatica 1888.djvu/71

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46 giovanni mulazzani



II.

bontà dell’argento.


L’esame dell’argento diventa cosa più importante e più intricata, la sua composizione essendo stata coll’andare dei secoli maggiormente variata e massime nelle piccole monete ora più, ora meno frammischiata di parti eterogenee, di rame cioè ed altro vile metallo. Rimandando al capo seguente le monete erose, quelle vale a dire in cui prevale il rame al nobile metallo, entreremo a far conoscere i diversi impasti delle argentee.

Dell’epoca antica repubblicana del 1200 senza nome d’imperatore o re abbiamo superstiti due monete pubblicate dal Muratori, una delle quali fu posta in dubbio dal Conte Giulini (Tom. VI, pag. 140) e vittoriosamente rivendicata dal Conte Verri (Tom. I, pag. 143). In nostro potere esistono amendue in diversi esemplari; cosicchè ne posso dar conto sicuro per averne fatti squagliare a mio talento. Di prelibato argento e quasi si può nominar puro è la più grande, che diè segno replicatamente di 0,968; a 9/10 di fino è l’altra. Di queste eccellenti fabbricazioni sono pure le monete con impronto imperatorio e regio di Enrico VII di Lucemburgo e di Lodovico il Bavaro fra noi coniate nelle prime tre decadi del 300, le quali comechè monete appartenenti all’evo nostro repubblicano, benchè toccante alla sua fine e quindi alterato d’assai nelle sue forme, devono qui essere commemorate. Quelle segnate col nome dell’imperatore Federico I e di suo figlio Enrico VI stampato nei