Pagina:Rivista italiana di numismatica 1889.djvu/134

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bibliografia 117

scinti, i quali spesso non rivelano la loro importanza nel titolo, oppure traggono in inganno sul loro valore scientifico.

Non sappiamo anzi comprender bene a quale scopo pratico possa servire l’attuale ordine alfabetico dei libri citati sotto le rispettive zecche; perchè ben di rado, crediamo, occorrerà ad un numismatico di dover cercare (ed anzi di dover cercare in tutta fretta, giacché con un po’ d’agio ne verrebbe tosto a capo egualmente) se un dato autore si sia occupato di una data zecca. Sempre più utile dell’ordinamento alfabetico sarebbe stato, in ogni caso, l’ordinamento cronologico delle opere, che ci avrebbe dato quasi una vera storia della illustrazione di ciascuna zecca; col vantaggio anche di poter discernere a prima vista quali siano le opere più antiche e quali le più recenti, per poter consultare le une oppure le altre, a seconda degli scopi. Il Barclay V. Head, per le varie sezioni della sua Historia Numorum, si è accostato appunto a questo sistema. Colla disposizione alfabetica, invece, le opere di data antica e quelle di data moderna si trovano necessariamente frammischiate, e talvolta accade che l’elenco incominci con un articolo recentissimo di rivista, per terminare con un autore del secolo scorso, dopo molte alternative le quali non possono che generare confusione ed incertezza.

Questo, a parer nostro, è uno dei maggiori difetti del libro, ma è un difetto che è facilissimo di correggere in una seconda edizione.

Prima di lasciare quest’argomento, aggiungeremo che qualche breve noticina, almeno alle opere principali, avrebbe potuto sostituire in parte l’ordinamento secondo importanza, da noi proposto. Gli egregi Autori potevano prendere esempio, nelle linee generali, dal recente e pregevolissimo Répertoire des sources imprimées de la Numismatique française, di Engel e Serrare, che se pecca, è per il difetto opposto, ossia per l’eccessiva sovrabbondanza delle note e dei giudizi. In tutto il grosso volume dei fratelli Gnecchi, al contrario, le note ai libri si riducono a tre o quattro, e non si pronuncia che una sola volta un laconico