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di un medaglista anonimo mantovano 103

gallerie appartengono a questo maestro, evidentemente assai apprezzato a’ suoi tempi e tenuto in onore alla Corte degli Sforza, ed è pure riuscito, mediante alcuni documenti, a gettare un po’ di luce su questo artista dimenticato1.

Infatti, la rispondenza che vi è fra la testa di Massimiliano sul disegno di Venezia e sul quadro di Vienna non potrebb’essere più completa. Tanto nell’uno che nell’altro, noi vediamo lo stesso atteggiamento della testa, coperta egualmente di un berretto e rivolta di profilo verso la stessa parte; vediamo la lunga capigliatura divisa allo stesso modo in due masse, di cui l’una si piega innanzi, mentre l’altra, la maggiore, ricade sulle spalle. A paragone di queste rispondenze, diventano insignificanti ed affatto trascurabili le differenze nel vestito del principe, e poco importa che nel quadro egli abbia l’ordine del Toson d’oro, e nel disegno non lo abbia. La stretta parentela che v’è fra loro è innegabile; di fronte agli altri ritratti dell’imperatore contemporanei, i quali appartengono quasi tutti alla scuola tedesca, essi si contrappongono recisamente, come portato di una stessa concezione ed emanazione di uno stesso sentimento artistico.

Che Ambrogio de Predis, il quale eseguì molti lavori per la Corte milanese, e di cui Lermolieff ci enumera i ritratti di Gian Galeazzo Maria Sforza,

  1. Lermolieff, Die Werke italienischer Meister in den Galerien von München, Dresden und Berlin (Lipsia, 1880), pag. 456 e seg., in nota; e ora più diffusamente, Kunstkritische Studien über italienische Malerei: die Galerien Borghese und Doria Panfili in Rom (Lipsia, 1890), pag. 230-246, dove si trova anche una riproduzione del quadro di Vienna.