Pagina:Rivista italiana di numismatica 1890.djvu/382

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a proposito di una moneta di rubi 365

su la mia lezione della leggenda del rovescio, non la compromettono affatto, anzi, se non m’inganno, mi sembra che la confermino per la più possibile finora. Insisto quindi, fino a che più giuste e più decisive osservazioni in contrario non mi sieno fatte, a leggerla cosi: , da completarsi καιλαωκοσ o κολαωκοσ o sia pure diversamente, essendo naturale che soltanto dei confronti epigrafici possono scientificamente condurre ad una, se non sicura, almeno probabile compie tazione.

Rimane a dire qualche cosa della natura delle epigrafi e quindi del carattere della moneta. È da questo lato che l’illustre Friedlaender contradisse decisamente la mia modesta opinione, nella quale non pertanto, credo di dover rimaner fermo e mi appello al giudizio dei dotti.

Che la parola πλατυρ del dritto possa riferirsi a la testa di Pallade, come non era alieno dal supporre il Friedlaender (vielleicht den Namen der dargestellten Göttin) è una opinione insostenibile. Il confronto da me riportato dei mattoni, ne’ quali esso è accoppiato ad un altro nome di persona, la esclude senz’altro. Tanto esso quanto quello del rovescio mi pare dunque che non si possano meglio considerare che come nomi di magistrati. La quistione cade su la natura di queste leggende: Diese Aufschriften (scriveva il Fr. 1. c. p. 183) sind nicht griechisch, sondern messapisch. A me parve e pare tuttora che quelle epigrafe sieno e debbano essere greche. Che sieno greche sembra confermarlo il confronto stesso dei mattoni, per la ragione che su questi non compariscono che nomi, almeno per forma epigrafica, puramente greci, e per l’altra ragione ancora che del